Cile – I semi della fiducia e della speranza piantati dal COMI e dalle Comunità Mapuche
a cura di Rosario del Pilar Reuque Paillalef, referente per COMI in Cile.
“Non era facile. Sì non era scontato per noi donne Mapuche credere in noi stesse e credere anche negli altri; soprattutto se gli altri sono gli Occidentali.”
La nostra storia antica e recente narra di una vicinanza che duole, mortifica, distanzia. I nativi qui in Sud America hanno patito grandemente le interazioni con le culture altre; troppo spesso sono mancati il rispetto, la fiducia e la stima, generando in noi ferite profondi e indelebili.
Però quando Pilar – di origine cilena in Italia per molti anni ed impegnata nell’associazionismo romano volto all’integrazione delle donne migranti e dipendente del Comi dal 2015 fino al suo ritorno in Cile nel 2019 – è tornata dall’Italia come referente di COMI oltre ad esserne felici di riaverla con noi eravamo anche fiduciose in cuor nostro che qualcosa di nuovo ci avrebbe consegnato in dote grazie ai suoi 30 anni trascorsi in un Paese anzi in un Continente diverso.
Ciò che ci ha colpito subito era il suo ottimismo fondato non solo sul suo carattere, ma, soprattutto, sulla convinzione profonda che provava tanto da farle dire che “sì ce la possiamo fare, unite siamo una forza!”
Con questo spirito e grazie a lei e l’Associazione ha avviato uno sportello a Malalhue – Comune di Lanco nella Regione de Los Rio – limitrofo alle Comunità Mapuche presenti in quella area. Uno sportello che è servito a mettere in contatto le persone del posto, scarsamente digitalizzate, con le Istituzioni le quali, con il crescente numero di persone contagiate con il COVID, hanno attivato una serie di misure accessibili tramite la rete per sostenere la popolazione della zona, compresa quella Mapuche.
Seppure ci si sia date da fare da subito, soccorrendo per primi i nostri parenti ed amici colpiti dal virus e poi, grazie al piccolo ufficio del COMI, ci siamo attivate così che molte persone della zona che hanno potuto presentare documenti, ricevere risposte, ottenere sussidi e bonus. Nel locale dell’ufficio si è potuto immagazzinare e distribuire le dispense delle diverse discipline scolastiche destinate ai tanti studenti impossibilitati a frequentare la scuola o a usufruire della didattica a distanza.
“Inoltre, in quel piccolo spazio tra noi donne e Pilar abbiamo potuto trovare il tempo e il luogo per fare delle riflessioni più urgenti, che nascevano dalle nostre preoccupazioni. Come reagire a questa prova che ha messo in ginocchio l’economia, i trasporti, gli scambi? Come andare avanti? Cosa fare per assicurare cibo, serenità, coesione sociale nelle nostre aree?”
Per credere alla riuscita dell’orto comunitario abbiamo dovuto fare appello alla nostra disperazione e, insieme, al nostro entusiasmo. Abbiamo dato fiducia all’Associazione che ha dimostrato di esserci non per prendere, ma per dare. Dare rispetto fiducia e stima. È stata finanziata la realizzazione della recinzione, indispensabile accorgimento che tutela gli sforzi e i costi della semina.
“A fine ottobre i semi dei primi fagioli hanno fatto capolino dalla terra, ma a causa del clima prematuro con freddo e pioggia come nel periodo invernale, effetto diretto dei cambiamenti climatici in atto nella Regione, il 40% del seminato non ha attecchito. Determinate, abbiamo lavorato di nuovo la terra e seminato ancora; ora bellissime piantine si sono unite alle prime, già in fiore, e si elevano fiduciose verso il cielo!”
Non era facile, tuttavia questa impresa ha dimostrato che sì, possiamo. Possiamo credere in noi e negli altri. “Alcuni sono qui per graffiare il nostro cuore impregnato di cultura, di immensi spazi naturali, di giovani volti speranzosi, ma c’è anche chi, quel nostro cuore lo sa sanare e accarezzare.”