Kenya – L’impegno di Donald con Caritas Kenya a fianco alla popolazione colpita dalle inondazioni e dalla pandemia
di Nicoletta Sabbetti, Caritas Italiana
Nel marzo dello scorso anno le piogge sono arrivate prima del previsto e con un’intensità tale da causare inondazioni diffuse in gran parte del Corno d’Africa. In particolare, in Kenya forti acquazzoni hanno provocato inondazioni improvvise in 29 delle 47 contee, colpendo principalmente l’area del bacino del Lago Vittoria.
Sono state immediate le conseguenze che hanno provocato la grave perdita dei raccolti e del bestiame, con il conseguente inquinamento delle acque, causando un aumento delle malattie, prima tra tutte il colera. Fin dall’inizio i numeri sono stati elevati: almeno 800.000 morti e 161.000 famiglie sfollate.
Donald lavora con Caritas Kenya da molti anni ed è in costante contatto con le Diocesi e, attraverso di queste, anche con molte contee. Spiega come siano state, quasi immediatamente, approntate iniziative volte a rispondere all’emergenza, iniziando dall’individuazione delle aree maggiormente colpite. Molte persone sono state sfollate, molte case distrutte, i raccolti sono stati spazzati via e le famiglie sono state trasferite in aree più sicure, come scuole, aree di mercato oppure ospiti di parenti. Non solo, sono stati istituiti 25 campi temporanei in tutto il Paese in modo da accogliere gli sfollati.
Con il diminuire delle piogge alcuni fiumi, come lo Nzoia a nord, il Sabaki nella regione costiera e il fiume Tana, si sono ritirati mentre in molte aree vicine al Lago Vittoria, dove le acque erano esondate, la situazione non è migliorata. Coloro che erano stati colpiti dallo straripamento dei fiumi hanno avuto la possibilità di tornare alle loro case, mentre quelli coinvolti dallo straripamento del Lago sono ancora sfollati. E con la riapertura delle scuole anche molti alloggi temporanei sono venuti a mancare.
Per molti mesi si era contato sulle infrastrutture offerte dalle scuole chiuse per la pandemia, in questo modo si è sopperito alle difficoltà ulteriori che le inondazioni hanno provocato, non solo dal punto di vista sanitario ma soprattutto economico. Con le restrizioni doverosamente imposte dalle autorità locali per limitare i contagi, le attività economiche hanno subito una battuta d’arresto.
Caritas Kenya, anche grazie al supporto di alcuni partner come Caritas Italiana, altri esponenti della Confederazione e le diocesi sorelle, si sono occupate di intervenire nelle diocesi di Bungoma, Kisumu, Malindi e Garissa, dove è stato pianificato un primo intervento, che si concluderà tra qualche settimana.
L’obiettivo principale è stato quello di migliorare l’accesso alle risorse idriche, con un’iniziale intervento di sanificazione e, poi, con la graduale riattivazione degli impianti danneggiati. Un lavoro volto a recuperare e ripristinare i sistemi sanitari comunitari danneggiati e le infrastrutture distrutte; accompagnare le comunità colpite al loro re-insediamento. Naturalmente si sono, pari passo, messe in campo le azioni di aiuto primario come garantire la distribuzione di cibo e beni di prima necessità.
A questo primo aiuto hanno collaborato anche le altre diocesi e le Caritas locali, organizzando collette per la raccolta di fondi e beni di prima necessità che sono state donate alle comunità colpite. Alcuni interventi hanno subito ritardi per le difficoltà legate alla circolazione di beni e persone, il Kenya come altri paesi è stato in lockdown per molti mesi. Dall’altro canto, le misure restrittive hanno incentivato ancor di più l’uso del sistema di voucher e cash transfer per i beni di prima necessità, che già in altri progetti avevano dato buoni risultati, in questo modo si è incentivato l’attivismo e la partecipazione delle comunità, dando così un piccolo impulso all’economia locale.
Lo scorso agosto, non appena le misure del lockdown nazionale sono state allentate, una piccola delegazione è riuscita ad andare nelle aree colpite per incontrare le autorità locali, gli operatori e alcune famiglie e sono state avviate alcune operazioni di ripristino delle infrastrutture. Nel frattempo, le acque si erano ritirate e la situazione si era stabilizzata, così si è avuto modo di poter avere un quadro della situazione più aderente alle reali condizioni dell’area. Sono state raccolte le testimonianze sul campo, immediatamente Donald si è fatto portavoce della preoccupazione delle comunità colpite.
“Il disastro delle inondazioni si è verificato nel periodo dell’anno migliore per il raccolto, provocando una diminuzione dei beni di sussistenza in almeno sei parrocchie intorno al Lago Vittoria, ai fiumi Nyando e Nzoia. La portata delle inondazioni, senza precedenti, ha causato gravi danni alle infrastrutture e ai beni di sussistenza. È importante poter riprendere almeno le attività agricole per il sostentamento delle famiglie. Il processo di ripristino, però, richiede tempi lunghi, un’adeguata pianificazione e implementazione.”
Se in un primo momento, complici anche misure anti-contagio molto ferree per contrastare il COVID -19 sembrava che avessero prodotto un numero minore di malati in Kenya rispetto all’Italia e agli altri paesi, oggi la terza ondata preoccupa, anche senza aver ancora raggiunto il picco. I numeri dei contagi sono molto alti seppur basati su numeri di test relativi ed è molto difficile avere una fotografia reale della situazione, soprattutto nelle aree precedentemente colpite dalle inondazioni.
Rimane fondamentale concludere tutte le attività di ripristino delle risorse idriche danneggiate per poter garantire gli standard igienici adeguati e garantire alle comunità gli strumenti primari, ma vitali, per fronteggiare la pandemia.