La passione dei popoli del Medio Oriente
Il recente terremoto al confine tra la Turchia e la Siria ci ripropone il continuo martirio dei popoli del Medio Oriente. In tempo di Pasqua è evidente la Via Crucis di questi popoli. Una Via Crucis lunga che sembra senza fine.
Il conflitto israelo-palestinese, la guerra in Iraq e quella in Siria, la crisi economica sociale e politica in Libano, le continue tensioni tra etnie e tra fazioni politiche e religiose, segnano decenni di tragedie. Là dove è nata la luce di Cristo. E, in ultimo, la natura matrigna con il cataclisma del terremoto, quasi a sancire una condanna alla sofferenza.
Le informazioni, le immagini, i dati di questi drammi ci coinvolgono saltuariamente, quando “c’è la notizia”. Per poi sommergersi nella vita quotidiana, nella vorticosa comunicazione globale, delle pubblicità e amenità varie. Il turbinio comunicativo e la continua esposizione di immagini delle guerre, si confondono tra virtuale e reale, portano ad una assuefazione che sfocia nella indifferenza. Tutto c’è sempre stato e lo sarà anche in futuro. Niente cambia. Il dolore viene anestetizzato, la morte banalizzata e rimossa. I drammi di questi popoli vengono dimenticati, per poi sbarcare sulle nostre spiagge.
La Pasqua ci ricorda il dramma della morte di Cristo e dell’umanità. Il mistero della sua crocifissione, che oggi diviene la continua crocifissione dei bambini, delle donne e degli uomini di queste terre in perenne calvario. Il terremoto ha causato finora quasi 60mila morti, la maggior parte in Turchia, senza contare feriti e traumatizzati. Si calcola che vi siano oltre 100 miliardi di Euro i danni a edifici e infrastrutture, che provocano difficoltà di accesso ai beni essenziali quali acqua salubre, energia, salute ed educazione a causa del crollo di ospedali e scuole. Tuttavia sono solo 7 miliardi gli aiuti raccolti dalla comunità internazionale.
Immediatamente dopo il sisma di sono registrati oltre 300 mila sfollati. Di questi non si sa quanti abbiano scelto la migrazione e di affrontare l’incerto viaggio nel Mediterraneo, mentre si calcola che circa 60 mila persone stiano tornando nelle loro città per la ricostruzione.
La tragedia del terremoto ha peggiorato una situazione già drammatica. Infatti, sono 3,3 milioni gli sfollati in Turchia, con 2 milioni di persone che vivono in alloggi temporanei, mentrein Siria 500 mila sono senza casa, ma il numero di persone che aveva bisogno di assistenza umanitaria era già al suo massimodopo 12 anni di conflitto. Un Paese dove il 90 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà e di cui oltre 3,6 milioni di cittadini attualmente trova una minima accoglienza nei campi profughi nel Paese vicino.
Ci colpisce questa passione dei popoli mediorientali senza “resurrezione”, condannati a camminare esclusivamente sulla Via dolorosa della croce. I segni della speranza sembrano scomparire sotto la polvere delle macerie. Il grido di Gesù “Padre perché mi hai abbandonato”, si leva quotidianamente da queste terre. Eppure proprio in questa situazione di dolore siamo consapevoli che è più forte la vita, la resurrezione delle mille azioni delle popolazioni che tornano per piantare nuovi semi di tolleranza e convivialità, di ricostruzione della pace. Così come delle azioni degli artigiani della pace, quelle sostenute dalla Campagna “La pace va oltre. Sostieni la speranza”. Noi crediamo nella Resurrezione.