Carta di Leuca, luogo di incontro e speranza per i giovani costruttori di pace del Mediterraneo

di Raffaele Maisto, Parco Culturale Ecclesiale Finibus Terrae
Ci sono cammini e cammini.
Cammini che fanno scaldare i muscoli e cammini che fanno sciogliere ogni tensione dell’anima. Cammini che portano a una meta fisica e cammini che ti spingono ad andare avanti in momenti nei quali la vita ti aveva obbligato a uno stop.
Ci sono passi e passi: quelli veloci, quelli lenti, quelli misurati e quelli affrettati, quelli più lunghi della gamba e quelli che precedono la corsa. Carta di Leuca è un concentrato di tutti i tipi di cammini e di tutti i tipi di passi, parola di un camminatore in due anni e circostanze diverse.
Ho “conosciuto” Carta di Leuca nell’estate del 2018: ho condiviso passi e cammino con più di duecento giovani provenienti non solo dalla mia Regione, la Puglia, ma da tutti i paesi del Mediterraneo. Un’esperienza segnante, unica e davvero difficile da raccontare a parole, ma ne porto un ricordo nitido nel cuore: un risveglio all’alba dovuto alla voce di Courage, un ragazzo di vent’anni che pregava cantando i salmi nella sua lingua. Le note dolcissime di quella melodia hanno cullato in quei giorni i nostri giovani sogni di pace come convivialità delle differenze: lì nessuno era diverso perché in quei giorni siamo stati davvero tutti fratelli di sangue.
Il COVID-19 quest’anno non ha permesso che quest’esperienza umana, carnale, fatta di passioni condivise si tramutasse nuovamente in relazione e rapporti umani. Quella di quest’anno, infatti, per me, dopo lo stop dello scorso anno, è stata un’edizione diversa nella forma, ma allo stesso tempo carica di formazione dinamica.
Un cammino stando, nell’assurdo, fermi a casa. Un viaggio nel Capo di Leuca, sui passi di don Tonino, accompagnati settimanalmente da due giovani come noi, un tavolo sul quale condividere ognuno la propria idea di solidarietà e, poi, bozze di sogni e speranze di pace ri-condivise.
Ci sono cammini e cammini, passi e passi… Tuttavia, i costruttori di pace cantano «…in piedi!», come diceva lo stesso don Tonino. In piedi guardiamo a ciò che ogni anno ci dona questa esperienza e progettiamo ciò che verrà.
Ogni anno trasformiamo la nostra storia, il nostro destino, in una destinazione da dare alla vita. La meta è sempre lì, a De Finibus Terrae, dove la terra finisce e comincia il cielo.