La minaccia del COVID al diritto al cibo in un sistema iniquo
Negli ultimi giorni sta crescendo la preoccupazione della comunità internazionale per l’accelerazione della diffusione del Coronavirus in Africa[1]. Un continente che già soffre del dramma della fame, dove i sistemi sanitari sono debolissimi in un sistema economico e sociale che non promuove il diritto al cibo. La minaccia del Covid-19 deve essere compresa con riferimento al concetto non banale del diritto al cibo per capire fino in fondo le tante interrelazioni che legano la diffusione del virus alla vita delle persone.
Riconosciuto già dalla Dichiarazione Universale sui Diritti dell’Uomo del 1948, il diritto al cibo è stato oggetto di un’importante evoluzione interpretativa[2]. Questa ha permesso di andare oltre il concetto della mera garanzia di accesso ad una quantità di cibo sufficiente per sopravvivere, per arrivare ad incamerare fattori come la “sostenibilità” della produzione e del consumo, il rispetto dei “limiti del pianeta”, i “diritti delle generazioni future” e la necessità di uscire dalle “condizioni di povertà”. Se si vuole affrontare veramente il Coronavirus occorre prendere in considerazione tutti questi fattori. Fornire aiuti alimentari alle persone in lockdown ha veramente corto respiro se non si affronta alla radice la questione della povertà.
Grazie al lavoro del Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite, nel 1999, si è arrivati ad un chiaro inquadramento giuridico di questo diritto, definendo gli obblighi che ne scaturiscono[3] e distinguendolo in modo fermo dalla sicurezza alimentare. Se la sicurezza alimentare si riferisce alla disponibilità, all’accessibilità ed all’uso del cibo, senza alcuna connotazione rispetto al “come”, o “da chi” il cibo sia stato prodotto, il diritto al cibo ha come corollario una pluralità di diritti come il diritto all’informazione e all’educazione (il diritto a nutrirsi consapevolmente, e dunque la possibilità di accedere ad informazioni sulla produzione o sull’allocazione delle risorse), in particolare verso i soggetti più vulnerabili, ed è corollario esso stesso di altri diritti come il diritto a non subire trattamenti disumani o degradanti. Inoltre, il diritto al cibo è strettamente interconnesso, in un quadro di indivisibilità dei diritti umani, al diritto alla salute ed ai diritti delle donne, dei lavoratori e dei piccoli agricoltori, solo per citarne alcuni. Il rispetto, la protezione e la realizzazione del diritto al cibo adeguato vengono garantiti da obblighi giuridici in capo agli Stati e chiare prerogative in favore di individui, o gruppi, spingendosi anche oltre il rapporto tra Stato ed individuo per coinvolgere l’azione di soggetti terzi come le imprese.
Si può dire perciò che l’evoluzione del concetto di diritto al cibo ha incorporato un’analisi approfondita dei problemi da rimuovere per raggiungerlo, mettendo in luce i limiti strutturali di un intero paradigma di sviluppo. Diventa evidente che non si può pensare di realizzare il pieno diritto al cibo senza allargare la riflessione e le azioni concrete all’intero sistema di accesso, mantenimento e rinnovamento delle risorse naturali necessarie a produrre. Occorre affrontare le implicazioni sui diritti di accesso alle risorse come acqua, terra, semi, biodiversità ma anche sui sistemi di centralizzazione del potere e l’appropriazione del valore attraverso i luoghi, i movimenti e le relazioni che determinano la produzione, trasformazione, distribuzione e commercializzazione agroalimentare. In sostanza, parlare di diritto al cibo oggi, vuol dire parlare della costruzione di un sistema alimentare equo e sostenibile.[4] La lotta al Coronavirus non può prescindere e deve inserirsi in un rinnovato impegno per costruire questo sistema, come proposto dai progetti della Campagna Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
[1] Nel mondo 14.7 milioni di casi Covid: la pandemia accelera in Africa, Brasile sopra gli 80mila morti
[2] La spiegazione del diritto al cibo che segue è tratta dal rapporto GCAP 2019
[3] Committee on Economic, Social and Cultural Rights CESCR, Commento Generale n.12, 1999
[4] Per quanto la Dichiarazione di Roma sulla Sicurezza Alimentare Mondiale del 1996 riconosceva la centralità “del diritto di ognuno ad avere accesso ad un cibo sano e nutriente, che sia consistente con il diritto ad un cibo adeguato ed al diritto di ogni individuo di essere libero dalla fame,” questa visione è superata dagli ultimi vent’anni di diritto internazionale che sottolineano come il diritto al cibo vada oltre la semplice garanzia di accesso ad una quantità di cibo sufficiente per sopravvivere. Si veda il lavoro realizzato dal Rapporteur Speciale delle Nazioni Unite sul Diritto al Cibo, Olivier De Schutter “Transformative potential of the rght to food”, Final report drawing conclusions from his mandate, presentato alla 25° Sessione del Consiglio per i Diritti Umani nel 2014.