La vita difficile di Hiam nella Terra dei Cedri.
Il Libano è un Paese sull’orlo del default. La crisi economica, l’esplosione del porto di Beirut, la pandemia e ora la guerra nell’Europa dell’Est stanno accelerando la corsa verso una possibile catastrofe e allargando sempre di più la forbice delle diseguaglianze. Presto anche le scorte di cereali provenienti dall’ Est europeo termineranno ed il Paese sarà anche alla fame. Per chi può, la soluzione è lasciare quanto prima il Paese, facendosi acquistare un biglietto dai parenti già migrati.
Lasciano con le lacrime agli occhi questo Paese dove per fare mezzo serbatoio di benzina ci si mette in fila per giorni; dove la luce elettrica va e viene e in molti casi è causa delle morti negli ospedali quando i generatori smettono di lavorare per la poca energia; dove ritirare dalle banche i propri dollari risparmiati è una battaglia di autorizzazioni; dove i punti di scambio degli abiti e del necessario si trovano anche nei quartieri agiati, perché le persone che vi abitano fanno fatica ad arrivare alla fine del mese con una Lira libanese che si svaluta ogni giorno; dove le cure sanitarie sono un lusso per pochi ed i medicinali non si trovano; dove si accolgono quasi 2 milioni di rifugiati a fronte di 4 milioni di libanesi, spesso non più così caritatevoli verso chi ha lasciato per le guerre i propri Paesi.
Hiam è stata operata ad entrambe le gambe di flebite e sta effettuando delle analisi di controllo sullo stato del suo cuore. Fino a che ha potuto, nella cucina dell’appartamento in affitto, preparava delle pietanze da rivendere, ma ora data la sua situazione di salute questo le è impossibile.
Solo il marito Maurice lavora in una cartoleria, il suo salario è di 2 milioni di lire libanesi, circa 75 dollari. Ha 65 anni e gli è stato comunicato che presto dovrà andare in pensione. Purtroppo, però, non ha un piano pensionistico. La figlia maggiore è sposata e ha tre gemelli. La seconda figlia lavora in uno studio legale e il suo stipendio mensile è di circa 90 dollari. Il terzo figlio è uno studente universitario e lavora part time come cameriere per pagarsi la retta universitaria. La figlia più piccola frequenta una scuola privata ed è tra le migliori dalla scuola.
Hiam insieme al marito e alla figlia minore vivono in un appartamento in affitto e presto dovranno lasciarlo, la pigione è aumentata oltre le loro possibilità, la ricerca non sarà facile, dal momento che le case da affittare hanno richieste di almeno 200 dollari, ben oltre quello che hanno mensilmente a disposizione.
“Fino a qualche anno fa la nostra vita seppur semplice, ci permetteva di non farci mancare nulla. Abbiamo fatto studiare i figli più grandi tanto che oggi hanno delle vite loro autonome, ciò che ci preoccupa è che non siamo in grado non solo di permettere alla nostra figlia più piccola di continuare gli studi, nonostante i suoi risultati più che brillanti, ma anche di sfamarci. Cerco il più possibile di aiutare economicamente la mia famiglia, ma è ben poco. I miei problemi di cuore sono così importanti che dopo un po’ che sto in piedi debbo obbligatoriamente sedermi, poiché mi manca il fiato ed è davvero un’impresa far qualsiasi cosa. Senza il sostegno di Punto Missione non saremmo in grado neanche di sopravvivere.”