GUATEMALA – Le terre rare guatemalteche preziose delle quali il Paese non ne beneficia.
di Walter Nanni, Caritas Italiana
La Pastoral de la Tierra della Diocesi di San Marcos, partner di Caritas Italiana, fa parte di una rete di sotto-commissioni della Chiesa della Conferenza Episcopale del Guatemala, che hanno il compito di promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo e dell’ambiente nel quale vive, a partire dai principi e dai valori del Vangelo, con attenzione particolare agli esclusi e agli emarginati del Paese.
Uno degli obiettivi della Pastoral è quello di migliorare le condizioni di vita delle famiglie, delle comunità e delle organizzazioni rurali, escluse ed emarginate, affinché raggiungano la pienezza dei loro diritti individuali e collettivi, alla luce del Vangelo e dell’insegnamento sociale della Chiesa. La Pastoral de la Tierra è, quindi, molto attiva nel denunciare fenomeni di sopraffazione e le tante ingiustizie subite dalle popolazioni rurali, spesso non attrezzate a difendersi da sole: “Siamo un popolo che vive dignitosamente, composto da famiglie e organizzazioni dei popoli Maya, Garifuna, Xinca e Ladino; fondata sui valori del regno di Dio, protagonisti del proprio sviluppo integrale, sostenibile e sostenibile, fondato sulla rivendicazione dei diritti individuali e collettivi.” dal Manifesto nazionale della Pastoral de la Tierra.
Tra le varie forme di ingiustizia denunciate dalla Pastoral, una delle più recenti e inedite è quella dell’esportazione della terra.
Le Terre Rare, nel linguaggio tecnico-scientifico, stanno ad indicare delle particolari composizioni del suolo all’interno del quale è abbondante la presenza di ossidi, alcuni dei quali anche più costosi dell’oro e dell’argento. Si tratta di 17 elementi chimici, tra cui scandio, ittrio, lantanio, cerio, ecc., minerali strategici utilizzati per la costruzione di prodotti ad alta tecnologia: superconduttori, laser, smartphone, computer, satelliti, missili GPS, munizioni guidate, radar avanzati, ecc.
La Cina produce il 97% della domanda mondiale, controllando il mercato che domina l’intera catena di questi elementi, dall’estrazione al prodotto finale, un monopolio che le consente di manipolare politicamente l’offerta, provocando reclami da diversi paesi dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Da poco tempo, il Guatemala si è aggiunto ai luoghi di produzione di Terre Rare. A Izabal, nella remota provincia di El Estor, a 318 chilometri dalla Capitale, una imponente installazione scava in continuazione tonnellate di terra cruda.
In un’intervista concessa nel mese di maggio di quest’anno per il team di Forbidden Stories, Dmitry Kudryakov, presidente di CGN-Pronico, ha affermato che l’azienda esporta in Ucraina oltre 455mila tonnellate di minerale al mese, 1.500 tonnellate al giorno, il 30% del quale viene estratto dalla licenza Fénix nel comune di El Estor.
In base alle indagini condotte da giornalisti e ricercatori indipendenti, per conto delle commissioni di Pastoral de le Tierra, nessuna licenza di esplorazione o sfruttamento di Terre Rare è stata concessa dal Ministero dell’Energia e delle Miniere (MEM) del Guatemala, eppure almeno due grandi compagnie sostengono di essere in possesso dell’autorizzazione a scavare e trasportare fuori dal territorio tonnellate di terra. Una di queste compagnie è anche titolare di una licenza di esercizio di 15 chilometri quadrati in un’altra zona del Guatemala, nell’Alta Verapaz, da dove si estrae cobalto, cromo, ferro, magnesio e nichel, e da dove la terra grezza viene esportata fino in Europa e in Asia.
Come osservano i ricercatori della Pastoral, sulla questione mineraria si intrecciano l’opacità delle norme che autorizzano l’esplorazione e lo sfruttamento del suolo, l’inefficace gestione e la cura dell’ambiente da parte delle autorità competenti, il controllo pressoché nullo delle risorse naturali da parte delle amministrazioni locali, il disprezzo istituzionale verso le comunità etniche locali, che si vedono occupare il territorio da stabilimenti e automezzi sempre più imponenti e invadenti.
Il tutto all’interno di una evidente strategia del commercio internazionale: trasferire i costi ambientali e sociali dell’estrazione mineraria a paesi istituzionalmente deboli e con funzionari locali facilmente corrompibili. È questo tipo di logica che spiega il motivo per il quale aziende private di un paese minerario come la Russia, attraverso società madre situate in Svizzera, reputi economicamente vantaggioso estrarre terra grezza in Guatemala per poi venderla alla Cina. Su questa scia, sono tante le multinazionali che stanno cominciando a scommettere sull’esportazione della terra cruda, un materiale prezioso ma di fatto invisibile, sconosciuto, così apprezzato nel mercato globale da non essere nemmeno quotato pubblicamente, ma oggetto di ampie e milionarie trattative preso i grandi investitori. Per approfondimenti: http://www.iglesiacatolica.org.gt/ptn/BoletinMarzo2021-PTNCEG.pdf